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Nonostante l’autunno… la stagione delle cucciolate purtroppo non è ancora terminata e la stagione degli sfiGatti è solo iniziata!
Le persone interessate in questo periodo ad accogliere un micio in casa sembrano farsi commuovere solo dai piccolini. Certo, la tenerezza che fanno è irresistibile, non lo mettiamo in dubbio, ma con “l’angolo degli sfiGatti”abbiamo pensato di volgere invece uno sguardo a quei mici grandi da troppo tempo ormai in gabbia e che per ragioni di incompatibilità di carattere (socievoli con noi ma non con i loro simili) o per menomazioni fisiche o per altre ragioni non posso essere messi in spazi più grandi con altri gatti…

per info:
canile/gattile_039 835623
lun/ven dalle 14.30 alle 17.30
sede_039 388304
lun/ven dalle 14.30 alle 17.30 e giovedì dopo le 21.30
gattile@enpamonza.it

Trap
La sfortuna di essermi trovato in una trappola molto particolare…

Era novembre quando la mia vita e quella di altri 23 gatti compagni di sventura ha avuto
una svolta decisiva che si chiama “libertà”. Già, perché non si sa per quale strana ma davvero folle ragione, la nostra “padrona” aveva il pallino di “collezionarci” e tenerci segregati in un piccolo bagnetto cieco nella sua casa di Monza. Ed è proprio in quelle assurde condizioni di vita e anche igieniche, come potete facilmente immaginarvi, che ho imparato ad essere un micio molto paziente e tollerante con i miei simili. In fondo era inutile accapigliarsi e prendersela l’uno con gli altri, tanto valeva farsi coraggio a vicenda e condividere proprio tutto: dalla sabbietta alla pappa, allo spazio angusto, che qui in gattile in confronto sembra di trovarci in una reggia!!!
Non potrò mai scordarmi il trambusto di quella mattina, il via vai dei Volontari e Operatori dell’ENPA che ci prendevano e infilavano dentro a tutti quei trasportini, la nostra paura in quanto non capivamo bene cosa stesse accadendo, la resistenza della nostra “carceriera” che cercava di opporsi alle Forze dell’Ordine… Insomma un parapiglia da non credere… Poi, come d’incanto, ci siamo trovati in un reparto del Gattile, tutto per noi. Anche se eravamo comunque in gabbia, almeno ognuno aveva un minimissimo spazio vitale finalmente tutto per sé: una cuccia foderata di lana dato che faceva un gran freddo, una ciotolina per l’acqua, una per le crocchette e una per la pappa e, cosa davvero incredibile ma vera, una lettiera per ciascuno dove poter fare i propri bisogni con un minimo di privacy!
A differenza di tutti i miei amici, che hanno già trovato una nuova casa & famiglia, io sono l’unico dell’insolita comunità “Sant’Anastasia” ad essere ancora qui e tra poco (a novembre) “festeggerò” il mio primo anno di permanenza in gattile, a meno che questo mio racconto non faccia breccia nel cuore di qualcuno... Un motivo vero non c’è, se non che da questa esperienza allucinante che ho vissuto sono rimasto piuttosto diffidente nei confronti del genere umano e così tendo a non farmi notare molto dai visitatori in cerca di un compagno felino da portare a casa.
Potete forse darmi torto? Non bastava essersi abituati all’idea che esistono i serial killer…
Da poco si è scoperto che ci sono pure “gli accumulatori seriali” e che tra le “cose” accumulate in casa in modo ossessivo da queste persone “disturbate” ci siamo pure noi, poveri animali, a farne le spese…
Mi chiedo che fine avremmo fatto se qualcuno non si fosse finalmente deciso a lanciare un allarme e far così scattare quel blitz che ci ha salvati?


Giuditta
Son qui da un anno ma… quanto vorrei una vera casa & affetto tutto per me!

Mi chiamo Giuditta e mi trovate nel reparto cosiddetto “geriatrico”. In realtà, non esiste un vero e proprio spazio dedicato esclusivamente a noi “vecchietti”.
Semplicemente, dopo tanti mesi trascorsi in gabbia e senza prospettive di un’adozione a breve o medio termine, finisce sempre che qualcuno di noi “la spunta”, nel senso che viene liberato in reparto perché le Responsabili del gattile non sopportano più di vederci tanto tristi e rassegnati dietro le sbarre…
Proprio in questo mese di ottobre, un anno fa, arrivavo in gattile da Desio, dove sono stata trovata tutta magra e spelacchiata, acciaccata e dolorante e non è che le cose siano poi così cambiate!
Colpa di vecchi traumi e incidenti che mi sono capitati e che mi hanno lasciato le ossa un po’ incriccate… A cominciare dalla mandibola tutta storta e che siè ricomposta in qualche modo che mi ricorda quando conducevo una spericolata vita da randagia tra le mille insidie della giungla urbana…
E così i giorni passano, vedo che ogni tanto come per miracolo qualche altro “nonno” ha la fortuna di imbattersi in quella che qui chiamano “un’adozione del cuore”, fa fagotto e se ne va tutto contento, come è appena capitato al “diciassettenne” Silver…
e se da una parte sono contenta (anche perché mi riguadagno subito qualche metro quadrato in più di spazio tutto per me o mi impossesso nuovamente della tanto ambita poltrona azzurra con un’agilità che sorprende persino me stessa!) dall’altra mi chiedo perché io sono così invisibile… Ma poi mi rispondo da sola: forse perché ho un carattere piuttosto burbero e solitario (che traspare anche dall’aspetto!) e tendo a farmi i fatti miei, forse perché sono un po’ una lagna e quando mi accarezzano ho sempre paura che la mia schiena faccia “crac” del tutto… o forse anche perché non ho una storia particolarmente rocambolesca o così strappalacrime da raccontare…
Insomma, mi sa tanto che il prossimo ottobre mi ritroverete ancora qui, più barbottona che mai… A meno che magari, a Natale, chissà… in fondo, illudersi un po’ non costa niente…


Raiberto
Sono un gatto di piombo, di colore ma anche di fatto!

Raiberto è un nome di fantasia che i Volontari mi hanno dato, dal nome della via Raiberti in cui sono stato più che trovato, raccolto…
La cosa buffa è che nemmeno io ricordo quale nome avessi prima, sempre che lo avessi… in quanto quando sono arrivato in gattile si può dire che ero “più di là che di qua…”, soccorso in fin di vita a Lissone dall’accalappiagatti (nel mio caso!) chiamato dai Vigili. Il forte impatto con un’auto mi ha
lasciato K.O. a bordo strada e la diagnosi al pronto soccorso veterinario inizialmente non mi aveva dato molte speranze: trauma cranico, tremori, versamento toracico e aggiugetevi pure escoriazioni varie, un occhio pesto e perdita degli artigli che son rimasti sull’asfalto.. Ma non vi immaginate lo stupore dei Veterinari e del Volontario che mi accompagnava quando la radiografia sul mio corpo ha escluso che ci fossero fratture mettendo però in risalto una bella rosa di pallini da arma da fuoco conficcati da chissà quanto tempo nel collo e nelle spalle…
Se solo mi ritornasse la memoria avrei qualcosa da dire a chi mi ha fatto questo bel servizio… chissà poi perché: se lo ha fatto per divertimento, per scacciarmi o se mi ha scambiato per una povera lepre o un povero
fagiano (che prima guardavo con un certo appetito ma ai quali ora va
tutta la mia solidarietà per essere stato ugualmente impallinato !!!).
Comunque il passato è stato quel che è stato e come potete vedere,
a parte un occhio rimasto un po’ più piccolo dell’altro, sono pur sempre un bel certosino di tutto rispetto, affascinante e distinto, e spero che la magia del mio sguardo possa presto far colpo su qualcuno pronto ad offrirmi una vita un po’ meno spericolata!


Gilda
La condanna di essere fiv positiva…

Chiedete di me in gattile ai Volontari, alle Operatrici Federica e Roberta e persino alle Veterinarie: vi diranno tutti che sono una micia davvero speciale, docile e affettuosa, discreta e mai invadente, sempre pronta a ricevere coccole e contraccambiare con tante fusa… Eppure, il tempo passa e la vita sembra sfuggirmi di mano un’altra volta dopo essere stata abbandonata in quel di Monza, in una colonia felina, probabilmente con la scusa che “tanto i gatti se la cavano sempre e poi lì ce ne sono già tanti altri che il cibo lo troverà di sicuro.” Già, perché sono ospite qui in gattile da aprile e più passano le giornate e meno ho fiducia nella possibilità di essere scelta come dolce compagna felina. So bene di non essere una “gnoc-cat”, sono una comunissima micia tigrata e bianca, come se ne vedono e trovano tante, diciamo pure di mezza età anche se i miei 8-9 anni li porto discretamente bene. E allora, vi starete chiedendo: “Cos’è che non va? Perché tanta dolcezza sprecata e condannata a rimanere dentro a una gabbia?
Ebbene, la risposta è purtroppo molto, molto semplice e breve: più che una risposta, è una sigla che per noi mici suona come una condanna e si chiama semplicemente FIV, che scientificamente significa “immunodeficienza felina” o anche “aids felina” per essere più espliciti e togliere a noi ogni speranza … Tradotto nella lingua “umana” dei visitatori del gattile significa: «È tanto carina questa micia, si vede che è davvero deliziosa però, per carità, io ne vorrei una sana, mica che poi mi venga a mancare nel giro di poco tempo… Ci soffrirei troppo, meglio se me ne fate vedere un altro…» Ormai mi ci sono abituata a questo inesorabile verdetto… come spiegargli che un micio fiv positivo non è affatto uno zombie che cammina? Che può avere davanti a sé anni di convivenza con una malattia che può anche rimanere latente e non manifestarsi, che può essere tenuta sotto controllo con l’aiuto del proprio veterinario di fiducia e comunque non comporta alcun rischio per gli “umani”?
Come abbattere questi pregiudizi che rischiano di condannarci a non essere mai considerati per quello che siamo, ovvero dei gatti che hanno il diritto di condurre una vita assolutamente normale e felice, semplicemente con qualche attenzione in più?


Kyria
Quelle 4 lettere maledette che mi rendono diversa…

Il mio nome Kyria è semplice da chiamare, il mio colore nocciola tigrato è comunissimo, il mio carattere, un po’ timido ma con energia da vendere per giocare, è simile a quello di tutti i mici della mia età, la mia storia non è diversa da quella di molti felini che nascono in una colonia di città…
Anzi, a un certo punto, ho pensato di essere più fortunata degli altri, perché ho incontrato i Volontari dell’ENPA di Monza e sono entrata a far parte del “famoso“ Asilo dei Cuccioli!
È come la scuola materna degli umani, ma ci sono delle mamme senza pelliccia che si prendono cura dei piccoli come me che si trovano in brutte situazioni e ci salvano, ci danno le medicine se siamo ammalati, ci danno la pappa buona che aiuta a crescere sani, ci riempiono di coccole, ci insegnano le buone maniere e ci preparano ad andare nelle nuove famiglie con cui speriamo di restare per tutta la vita.
La mia maestra dell’asilo si chiama Tiziana e con me è stata proprio una Mamma con la M maiuscola e, con la sua fantastica famiglia, mi ha sempre fatto sentire una micetta speciale.
Dopo tanto studio e con grande emozione, mi stavo preparando a lasciare l’Asilo dei Cuccioli...
Avevo superato tutti gli esami con ottimi voti, tutti dicono che sono molto educata, ed ero pronta ad entrare nella mia nuova famiglia dove mi aspettava anche una sorellina… già mi immaginavo quante corse, quanti giochi e quante nanne insieme!
E invece ecco ciò che ha cambiato davvero il corso della mia vita: 4 semplici lettere, che messe insieme formano quella parola FELV (leucemia felina), che per noi mici non ha poi un gran significato perché, anche dopo i risultati degli esami del sangue, sembra che sia tutto uguale a prima mentre al contrario fa spaventare gli umani in un modo per noi incomprensibile... peggio che trovare un fantasma nell’armadio!!
Così cominciano a guardarci diversamente, a dirci “poverini”… e i Volontari fanno per noi appelli speciali perché diventa difficile che qualcuno voglia adottarci e farci entrare nella loro famiglia...
Io all’Asilo dei Cuccioli forse mi distraevo un po’ alle lezioni sulle malattie ma sono sicura che questa FELV (alla quale io sono solo risultata positiva ma che per ora è lì al suo posto quieta quieta) nonè per niente contagiosa per gli umani.
Io ora sto benissimo e nonostante sia cresciuta sono la stessa micetta di prima, con la stessa voglia di giocare, di essere coccolata, di avere un fratellino o una sorellina (anche se dovranno essere come me, avere anche loro quelle 4 maledette lettere stampate sul curriculum...) e soprattutto vorrei dei bravi genitori adottivi, molto coraggiosi e senza paura di vivere con me, darmi la possibilità di essere felice nel presente e darmi speranza e starmi vicini anche nel futuro.


Cool
La fortuna di vivere con un gatto “diversamente abile”

È proprio vero che nella vita basta un attimo e tutto può cambiare completamente…
Ero un comunissimo micio come 1.000 altri gatti bianchi e neri e vivevo a Brugherio fino al momento in cui son diventato protagonista di questa storia particolare, soprattutto per chi non ha mai conosciuto un micio disabile.
A dire la verità, non ricordo nemmeno come sia successo, so solo che ho riaperto gli occhi all’ospedale degli animali frastornato, con il torace schiacciato e lesioni alle costole.
Avevo sentito dire che era pericoloso andare in giro da soli… finché un giorno ci sono cascato anch’io e mi sono ritrovato a fare i conti con i pericoli della strada che spesso non perdona la curiosità di noi mici…
Appena mi sono risvegliato ho avuto subito la sensazione di non riuscire più a muovere le mie zampette posteriori, io ce la mettevo proprio tutta per cercare di spostarle, provare a rialzarmi e tentare di camminare ma niente da fare, sentivo solo un peso dietro di me che mi teneva a terra.
Mi sentivo perso, mi chiedevo se sarei mai riuscito ancora a correre, arrampicarmi su qualche albero o saltare su qualche mobile e soprattutto... se sarei mai riuscito ad andare alla toilette da solo. Perché anche “lì” mi si deve essere bloccato un pulsante nascosto e proprio non mi riesce nemmeno di fare quello e devo essere aiutato ogni giorno.
Devo dire che in gattile hanno fatto davvero di tutto per curarmi (un particolare grazie alla dottoressa Veronica!) e per darmi quello spiraglio di luce per farmi uscire dal tunnel in cui mi sentivo precipitato... e proprio grazie a lei, alle Volontarie e Operatrici, ho ritrovato quel famoso felino “Re della foresta” che ho sicuramente nel DNA.
Mi sono rimboccato il pelo delle zampe anteriori e ho dimostrato a tutti che quel piccolo box dove risiedevo era troppo stretto per me e io potevo andare ancora lontano, molto lontano, forse non più con il mio corpo, ma con la mia fantasia… La mia voglia di vivere mi fa immaginare sdraiato su un bel terrazzo a prendere il sole di primavera, oppure arrotolato su una poltrona vicino al calorifero che scalda un freddo inverno o ancora giocare con qualche foglia gialla autunnale caduta in giardino o con qualche ombra creata dal sole in un tramonto estivo. E così, come primo passo, ho guadagnato la libertà nel reparto!
Io ci credo, io voglio crederci, “io posso”, altro che il Re Leone, mi sento il Presidente degli Stati Uniti d’America: YES I… CAT!!! Ecco, avrei solo bisogno di una possibilità, di qualcuno che creda in me, in quello che posso ancora fare…
Anche se ora non ho l’aspetto di tutti gli altri gatti - sono “diverso” ma solo fuori - non bisogna avere paura di me o provare compassione, io posso dare molto e insegnare qualcosa di speciale: che non bisogna mai arrendersi alle avversità della vita, che ogni giorno al nostro risveglio dobbiamo essere felici solo per avere la possibilità di esserci e provare a raggiungere ciò che desideriamo.
Il mio desiderio più grande ora sarebbe quello di non guardare più il mondo attraverso una porticina o una finestrella, ma di viverlo con le mie nuove caratteristiche e capacità e con qualcuno da amare e che mi ami così come sono.


 


Forello, Cuore, Kangurella, Captiva, Alberigo, Trilly, Nerone, Blue Moon, Kate e Gregory, chi prima e chi poi, sono stati tutti protagonisti della rubrica degli SfiGatti, ovvero l’appuntamento con gli ospiti più anziani o con più acciacchi, quelli che nella vita ne han passate di tutti i colori, quelli gravemente depressi o quelli “esplosivi”, fin troppo esuberanti che nessuno li vuole… Sembrava quasi impossibile che potessero salutarci, chiudersi alle spalle la porta del gattile e iniziare una nuova vita…
E invece, come per incanto, le nostre parole e le loro storie, intrecciandosi, hanno fatto breccia nel cuore di alcune persone davvero speciali che ringraziamo e salutiamo con grande affetto.
Di “SfiGatti”, come vedrete, ce ne sono sempre, purtroppo, e l’augurio più sincero è che tutti prima o poi incontrino la loro stella


MEPHISTO

 


EDDY

Oggi ho ricevuto un sacco di complimenti.
Sono venute a trovarmi 3 amiche volontarie, quelle che di solito girano da queste parti al sabato mattina, mi hanno fatto tante coccole, dicevano che sono bellissimo, che la mia pelliccia bianca e nera è morbida e soffice, che ho una testona fatta apposta per ricevere i grattini e poi anche che i miei occhi sembrano 2 pietre preziose.
Nonostante tutti questi bei complimenti dicevano anche che sono uno degli ospiti più sfortunati del gattile.
Anche se sono qui da tantissimo tempo non conosco proprio tutti i miei compagni di sventura, quindi credo a quel che dicono e pensandoci bene in effetti vedo spesso delle persone che arrivano qui in gattile con dei grandi sorrisi e dei bellissimi trasportini, portano via qualche mio vicino dicendo cose carine come “finalmente sei libero”, “adesso comincia la tua nuova vita”, “vedrai che bel cuscino morbido ti aspetta a casa”, mentre a me non è ancora successo.
Forse perché mi è andata bene la prima volta, ho già avuto la mia occasione e forse per questo dovrò aspettare ancora molto tempo prima di essere ancora felice.
Ma prima di raccontare tutta la mia storia devo presentarmi.
Mi chiamo Eddy, conosco un altro bel ragazzone che si chiama come me, lui si che è molto fortunato perché è il fidanzato di quella bella signora bionda tutta boccoli che si vede in televisione, io la guardavo sempre spaparanzato sul mio vecchio divano e c’era da leccarsi i baffi con quei manicaretti che preparava nella sua trasmissione….
Avevo chiesto se anche qui in gattile si poteva avere una televisione, soprattutto per guardare il programma di ricette, insomma dopo qualche mese qui ci si comincia ad annoiare, ma la mia richiesta non è stata accettata, forse per via dello spazio, effettivamente nel box dov’ero prima ci stavo a malapena io.
Ora mi hanno spostato e ho un box più grande tutto per me, sono tutti contenti di vedermi nella mia nuova sistemazione, ho anche una bella poltroncina comoda, se mi toccherà stare qui ancora per tanto tempo ci riproverò con la richiesta della TV e chissà se mi andrà bene….
Mi sembrerà di essere tornato ai vecchi tempi, quando abitavo con la mia famiglia adottiva.
Io ero già stato qui al gattile di Monza nel 2005, quando ero piccolino, con la mia mamma e i miei fratellini, siamo stati tutti abbandonati in un paesino di villeggiatura al mare e ci ha trovati e salvati la Resny, una brava volontaria dell’Enpa: così sono arrivato qui.
Ma sono rimasto poco poco in confronto a questa seconda volta, perché allora ero cucciolo e facevo tanta tenerezza quindi mi hanno adottato subito.
La mia famiglia adottiva mi ha voluto bene e avevo anche un piccolo amichetto con cui giocare.
Poi un giorno, all’inizio del 2008, non so cosa mi è preso, qua la chiamano crisi epilettica, ma a me è capitato solo una volta e non mi sembrava una cosa tanto grave…. non so come fare la pipì nel letto, rubare dal piatto, scappare dalla finestra o prendere 2 in matematica….
Però il mio amichetto, che per me era un fratellino anche se camminava su due zampe e non aveva i baffi e la coda, si è spaventato tanto e così hanno deciso che io non potevo più stare con loro perché turbavo la loro serenità…. Sapeste quante volte mi sono spaventato io e non ho mai cacciato nessuno fuori di casa!!!
Ed eccomi ancora qui, però ora ho 3 anni, sono grande e grosso e anche se sono bello non faccio più tenerezza come una volta, e poi appena le persone sentono la parola “malattia” sembra che cali inesorabilmente il sipario su tutte le mie speranze.
Quel signore con la casacca verde che dà i giudizi, credo si chiami veterinario, ha detto che devo solamente prendere una piccola pastiglia, per due volte al giorno, tutti i giorni e la mia vita può essere come quella di tutti gli altri mici.
Certo io faccio sempre un po’ di capricci prima di prendere la medicina, le belle fanciulle dell’Enpa non lo sanno ma è solo una mia tattica per prendere anche una bella dose di coccole di convincimento, eh sì io sono un furbacchione e anche un giocherellone.
Io lo so che queste pastiglie sono indispensabili per me, ci vuole solo un minutino di tempo alla mattina e uno alla sera così io sono a posto per tutto il giorno.
Anche la signora che dirige tutto l’ambaradan del gattile dice che la cura va abbastanza bene perché da quando sono qui, e sono già 8 lunghi mesi, mi è capitato solo 4/5 volte di avere una crisi epilettica, sono durate pochissimi secondi, neanche il tempo di accorgersi e in un lampo ero già l’Eddy di prima.
So che anche tanti esseri umani hanno la mia stessa malattia, l’epilessia, ma vivono la loro vita normalmente, hanno la loro casa, i loro amici e sono amati… perché per me non può essere la stessa cosa?
Mi hanno detto che dovrò aspettare finchè si presenterà una brava persona, quasi un angelo, che non tema di convivere con la mia malattia, un cuore impavido ed io sono qui tutto pronto per ricompensarlo nel migliore dei modi, ce la metterò tutta credetemi.    


COLOMBINA

No, non vi state sbagliando, non avete aperto la pagina dei volatili, il mio nome è Colombina e sono proprio una gattina, lo so che c’è da chiedersi perché ho questo strano nome.
Avete presente come fanno le colombe quando tubano? Ecco, io sembro proprio una di loro quando faccio le fusa, e mi capita molto spesso perché io mi emoziono facilmente, appena vedo qualche amico che viene a salutarmi e a darmi la pappa, al pensiero di ricevere anche qualche carezza faccio partire la mia musica e anche se sono piccolina e di solito sto sempre nascosta tra le mie coperte perché mi piace stare al caldo, mi faccio sentire da tutto il reparto del gattile.
Io ho solo 6 mesi e ne ho già passate di tutti i colori, se avete un pochino di tempo vi racconto tutto.
Arrivo da un paese che si chiama Garbagnate Milanese, ero una randagina e l’associazione che si occupa dei mici della zona mi ha recuperata per la sterilizzazione e poi sarei dovuta tornare nella mia colonia di provenienza.
L’intervento di sterilizzazione è andato bene e mi sono ripresa velocemente ma i dottori mi hanno fatto degli esami ed è risultato che sono positiva ad  una malattia che si chiama leucemia felina e quindi per me sarebbe stato pericoloso ritornare in un posto dove non potevo essere controllata e seguita a dovere.
E a questo punto entrano in scena i volontari dell’Enpa di Monza: sono dei ragazzi davvero in gamba, hanno un cuore grande e generoso e nonostante le difficoltà che ci sono anche nel loro gattile, quando sono stati contattati dalla signora che si occupava di me non se la sono sentita di restituirmi a un destino incerto, per di più con il freddo alle porte, e hanno offerto la loro disponibilità ad accogliermi presso la loro struttura per aiutarmi a trovare una famiglia adottiva.
Io allora in questo mese che sono stata qui ho cercato di ringraziare per l’ospitalità e di ricompensare tutti con la mia dolcezza e facendomi accarezzare il pelo morbido tricolore perché so che agli umani piace molto.
Mi hanno detto che le altre gattine della mia età sono vivacissime e giocano tutto il giorno fino a ritrovarsi sfinite a dormire su qualche poltrona o divano, mangiano tanto e sorridono sempre.
Io invece sono ancora in questo piccolo box e non posso fare quello che fanno loro e nel tempo libero, e qui al gattile devo dire che ce n’è anche fin  troppo…, ho cercato di studiare molto attentamente, così se qualcuno si interesserà a me mi farò vedere preparata e potrò spiegare bene di cosa si tratta la mia malattia.
Prima di tutto voglio assicurarvi, dicendovi che la leucemia felina non si trasmette assolutamente agli umani ma semmai – e non in modo così certo e sistematico - solo agli altri mici, per esempio attraverso un morso o attraverso la saliva, ma io potrei stare benissimo anche da sola oppure con un amico sfortunato che ha la mia stessa malattia e potremmo farci compagnia e giocare insieme senza nessun problema.
Chi ha questa malattia può avere una vita normalissima, deve solo avere qualche attenzione in più perché le difese immunitarie sono un po’ pochine e qualche altra malattia potrebbe risultare pericolosa, per esempio è importantissimo non avere la possibilità di uscire perché si potrebbero prendere dei virus oppure perché si potrebbe contagiare altri gatti che si incontrano.
In realtà dovrò fare altri esami quando sarò un po’ più grande perché per ora sono risultata positiva alla leucemia e magari se avrò un pochino di fortuna non si trasformerà in malattia vera e propria.
Non so se nella mia vita avrò la possibilità di vedere tante cose, se in questo mondo ci starò un mese, un anno o forse dieci…. Questo non lo può sapere neanche il dottore perché dipende tanto anche  dalla qualità di vita, e io spero di non passare tutto il mio tempo in questo piccolo box ma insieme alla mia nuova famiglia. Anche se le ragazze che pensano a me sono tutte simpatiche e affettuose, io vorrei trovare un amico speciale tutto per me, e poi so che le volontarie dell’Enpa verranno a trovarmi e avrò modo sicuramente di rivederle o potrò spedire le mie foto via e-mail per dimostrare che anch’io ce l’avrò fatta a trovare la felicità.
La mia amica che sta scrivendo questa storia ha una bella gatta uguale a me, dice che ha gli stessi colori bianco, grigio e arancione e la stessa testolina tigrata, un bel musino e gli occhietti vispi e dolci allo stesso tempo.
Mi racconta che alla sua Mery piace tanto stare in giardino, rotolarsi sotto il sole, acchiappare le lucertole e gli uccellini e purtroppo è talmente brava che spesso ci riesce, si arrampica sugli alberi ed è talmente avventurosa che tante volte accompagna la mia amica e il suo cagnolone quando fanno la passeggiata serale nei giardinetti del quartiere e ormai la conoscono tutti e sorridono quando la vedono.
Ha anche un amico micio con cui giocare, qualche volta litigano ma sotto sotto si vogliono un gran bene.
Io la notte quando qui è tutto buio e ci lasciano soli soletti nelle nostre piccole “cuccette”, sogno tutto questo e vorrei tanto essere come la mia beniamina Mery, ma ahimè ho tanta paura che per me sarà ben diverso e che i miei sogni non si trasformeranno mai in realtà.
Però poi tiro fuori tutto l’ottimismo che c’è in me e penso che potrei essere tanto contenta anche solo se potessi avere le coccole, qualcuno che pensi a me ogni giorno, un posticino caldo e morbido su cui ronfare beatamente e magari qualcuno con cui giocare un po’ e potermi sgranchire le zampette, basterebbe davvero così poco….
Spero di trovare qualcuno che non mi faccia avere solo dei sogni ma che mi faccia vivere una realtà felice e una vita serena, perchè con il suo amore e le sue cure io potrò anche vivere più a lungo, e io continuerò sicuramente a rallegrare i miei nuovi compagni con le mie specialissime fusa da colombina.   credetemi.   


EDMONDO

Brrrrr. in questi giorni fa proprio un gran freddo da queste parti, non so lì da voi.
Per fortuna qui nel gattile abbiamo delle lampade che ci scaldano la casetta e gli amici volontari ce le lasciano sempre accese perché lo sanno che noi piccoli felini adoriamo il caldo e questo clima non fa proprio per noi.
Io cerco di stare il più possibile nella mia cuccetta, sotto le coperte, ogni tanto arriva qualcuno che mi cerca per salutarmi, ma chi me lo fa fare di uscire? Se proprio vogliono, vengono loro a cercarmi e io qualche carezza la accetto volentieri.
Certo non sono proprio il tipo che si può definire appiccicoso, ho l’aria del signore distinto, sentite un po’ che nome mi hanno messo: Edmondo. E’ un nome serio e io devo dire che lo porto proprio bene.
A dire la verità quando sono arrivato qui a Monza non ero proprio un granchè di gatto. Stavo in una colonia felina di Seregno e si sa come Vanno le cose... insomma ci sono i pro e i contro, come in tutte le cose. Il contro è che la scorsa stagione invernale non è stata per me delle migliori, così quando i volontari dell’Enpa hanno censito e sterilizzato tutto il mio gruppo mi hanno trovato decisamente malmesso.
Poi siccome non ero un malmostoso come i miei amici che loro chiamano “selvatici”, ma sono uno che ama il quieto vivere e vado d’accordo anche con gli umani, hanno deciso di tenermi in gattile per rimettermi in carreggiata e di presentarmi per un bel affido con qualche famiglia meritevole del mio affetto.
In realtà non è andato tutto via liscio, un malanno via l’altro, che ci devo fare, evidentemente gli anticorpi non erano dalla mia parte e ho avuto un sacco di ricadute specialmente con i raffreddori.
Qui si sono preoccupati subito di farmi dei test per vedere se avevo qualcosa di più grave, come per esempio l’immunodeficienza felina o la leucemia, ma fortunatamente queste non ce le ho.
Diciamolo a bassa voce ma adesso sto meglio, ho rimesso su i miei chiletti, non so chi è il cuoco qui al gattile di Monza ma devo dire che si mangia abbastanza bene e io lo posso affermare da gran golosone ed intenditore che sono, anche il mio pelo si è rinvigorito, non vorrei azzardare troppo ma non offro un richiamo notevole ad un bel Norvegese delle Foreste? Si dai, guardate bene la foto, proprio lì quei ciuffi di pelo che ho sulle guance? Che ne dite?
Ma io lo so che posso ancora migliorare, mi manca quel po’ di atmosfera casalinga e mi potrete vedere sicuramente in tutto il mio splendore: provare per credere.
Anche se qui si sta tutto sommato bene e non manca chissachè perché i volontari tengono molto a noi ospiti, queste giornate sono proprio lunghe e noiose, specialmente quando piove come in questi giorni sembra ancora tutto più triste e il freddo che sento non è solo quello invernale ma un soffio gelido che mi passa nel cuore ogni volta che guardo la porticina del mio box e mi chiedo se un giorno si aprirà per sempre anche per me.
Io lo so che tra pochi giorni si festeggerà il Natale, ho fatto i conti sul calendario e manca davvero pochissimo.
Non sono un gran giocherellone ma immagino quanti divertimenti, le arrampicate sugli alberi addobbati, le corse dietro le palle decorate, i fili colorati, i fiocchi, i nastri e i regali da scartare. Quanti giochi da inventare...
E i grandi pranzi e cene, i manicaretti, le prelibatezze, i bocconi che cadono dalla tavola.
Le vacanze, tutti a casa e tanto tempo libero, quante coccole e attenzioni da ricevere.
Come si può non essere tristi pensando di non poter avere tutto questo?
Anche il mio vicino Eddy tra qualche giorno verrà adottato e andrà nella sua nuova casa con la sua nuova famiglia che si è innamorata di lui, la giovane e deliziosa Colombina ci ha salutati felicissima qualche giorno fa, anche lei adottata da una signora davvero speciale e a me rimarrà l’unica consolazione di diventare lo SfiGatto n. 1 del gattile di Monza, un bel primato, è come essere il re della foresta!!
Carissimi amici miei non mi aspetto certo un’adozione proprio per Natale però io sono qui, non vado a fare la settimana bianca perché non so sciare, perciò se qualcuno è interessato a me e vuole venire a conoscermi ben volentieri lo aspetto a zampe aperte.
Un augurio di buone feste da Edmondo e ricordate sempre che gli animali sono compagni per la vita e non la sorpresa per un giorno.


SOUFFLE

Già da qualche settimana mi chiedono di raccontare la mia storia per poter entrare nel club degli sfiGatti dell’Enpa di Monza.
Gli altri soci che hanno aderito (gli sfiGattissimi Colombina, Eddy ed Edmondo, per citare gli ultimi), i miei vicini di alloggio qui al gattile, in quattro e quattrotto hanno avuto fortuna 
e hanno fatto le valigie per trasferirsi e cominciare una nuova vita in posti migliori. Tirando un po’ le somme, sto raggiungendo anch’io il record di permanenza qui in Via Buonarroti 
e così hanno offerto anche a me questa possibilità.
Per chi mi ha vista molto pensierosa in questo periodo ora svelo il motivo: mi sono chiesta giorno e notte, e a dire la verità non è che ci sia granchè di meglio da fare,   se accettare questa proposta perché in realtà non mi sento poi così sfigatta!
Non mi sono certo offesa per questa richiesta, ma ho avuto i miei buoni motivi per dubitare, poi io sono una gatta con un certo carattere ma onesta e non volevo correre il rischio di rubare il posto  a qualcuno messo peggio di me.
Allora, per prima cosa, io sono sana come un pesce, mi hanno fatto tutti gli esami e non ho malattie infettive, non ho nemmeno il raffreddore che di questi tempi non è certo raro qui dalle nostre parti,  sono vaccinata e già che c’erano mi hanno anche sterilizzata, insomma ho tutte le carte in regola per un buon affido.
Non vorrei passare per vanitosa ma ho anche il mio bell’aspetto, mi hanno appena fatto un servizio fotografico con i fiocchi, mi sono sentita come una fotomodella   tanto che mi son quasi convinta di poter diventare la protagonista del prossimo calendario Pirelli...
Non devo fare le pulizie ma ho delle colf a disposizione a tempo pieno efficientissime e ci sono anche le cameriere che mi servono pranzo e cena puntualissime. 
Poi mi hanno assegnato un box al Gattile Nuovo che è l’ambiente più chic di tutto questo complesso residenziale. C’è il pavimento in parquet, i box tutti nuovi e bianchi splendenti  e una stufa di quelle moderne a pellet, nuova, caldissima che funziona giorno e notte. Lo spazio a disposizione lascia un po’ a desiderare ma si sta sicuramente meglio di dove ero prima,  questo è poco ma sicuro.
La mia mamma mi aveva detto che ero fortunata ad essere nata in uno spazio aperto perché la libertà è la cosa più importante che ci sia, sicuramente se non si incontra sulla propria strada una persona come quella che ho trovato io, nel mio cortile di Triuggio purtroppo c’era anche questo umano (si fa per dire) che ha iniziato a farmi dei dispetti, non gli facevo nemmeno un po’ di tenerezza essendo una cucciolina, e voleva mandarmi via continuando a scacciarmi con metodi tutt’altro che gentili, potevamo parlarne e trovare una soluzione intelligente, ma il cervello l’avevo solo io e quindi non si poteva ragionare. 
Per evitare il peggio, e c’era davvero da aspettarsi di tutto, è arrivata in mio soccorso la volontaria dell’Enpa Juliet che mi ha trovato una sistemazione di sicurezza al gattile di Monza.
Quindi potete ben capire che dopo l’inferno di quel cortile questo potrei anche definirlo un paradiso, avevo deciso di azzerare completamente i miei rapporti con il genere umano per paura di trovarli tutti come il mio primo vicino di casa, ma poi qui al gattile arrivano sempre dei volontari che vogliono fare amicizia con me, ho sentito che loro lo chiamano catWellness, credo sia una specie di riabilitazione. 
Io speravo di ritrovarmi in una sauna caldissima con un bel micio massaggiatore specializzato in grattini sotto il collo e invece ci sono queste ragazze vestite di blu che mi danno dei pezzettini di wurstel  di pollo o tacchino per farmi avvicinare a loro, io le faccio contente perché stanno iniziando a starmi un po’ simpatiche e li mangio, c’è da dire che non è una gran fatica mangiare quei bocconcini!!
Ma poi per il resto del tempo preferisco stare nascosta nel mio trasportino/rifugio, così controllo la situazione, e qui sono anche in una posizione fortunata perché dal mio nascondiglio, senza dare troppo nell’occhio, vedo l’ingresso principale così sono sempre al corrente di tutti i movimenti. Se si avvicina qualcuno lo accolgo con una bella soffiatina giusto per far capire di che pasta sono fatta e per mettere le cose in chiaro, poi se è una persona ok e me lo dimostra posso anche ripensarci ma la mia fiducia se la deve certo guadagnare.
Tra poco festeggerò un anno di permanenza qui e se mi va bene mi fanno anche una bella festa, questi volontari parlano spesso di feste, compleanni, torte. Sicuramente penseranno ad organizzare qualcosa anche per me. 
Ecco per questi motivi tutto sommato non mi sento molto sfortunata a stare qui, però so che esiste il peggio ed è quello che ho passato io, ma ho sentito dire che esiste anche il meglio e allora ho deciso di provare a cercarlo, ho tante possibilità, sono giovane, ho circa 2 anni e ho davanti tutta la vita per potermi ricredere sul genere umano.
Sulla mia scheda hanno scritto “affido speciale” perché il mio amico umano dovrà essere davvero unico, dovrà avere tanta pazienza per farmi dimenticare un passato crudele che mi ha lasciato un segno profondo. E’ una dura sfida ma la fiducia conquistata con fatica sigillerà un legame forte che durerà per sempre.
E se salterà la festa per il mio anniversario in gattile sicuramente ci sarà una gioia ancora più grande e i festeggiamenti saranno nel cuore di chi ha creduto in me. 


DINO

Prima di tutto guardate la mia foto e cercate di indovinare quanti anni ho. La fotografa è proprio brava e non c’è nessun ritocco, i volontari sono stati bravissimi e mi hanno rimesso in sesto in men che non si dica e ora modestamente sono proprio un bel figurino.
Qualcuno ha per caso azzeccato che ho 10 anni suonati?
Nonostante la mia età io sono nuovo di queste parti, mi hanno accolto qui algattile un paio di mesi fa, all’inizio di dicembre, proprio alle porte di questo freddo e lunghissimo inverno, diciamo che mi è andata proprio bene ed è stata una fortuna essere capitato qui.
La prima cosa che hanno fatto è stata quella di darmi un nome, non ci avevopensato fin d’ora ma l’idea mi piace.
Non so se questi volontari dell’Enpa in realtà volevano chiamarmi Dinosauro, visto che sono in età avanzata e quando mi hanno trovato dimostravo almeno 5 anni in più, ma poi forse per non offendermi oppure perché mi hanno visto rifiorire, ora mi chiamano semplicemente Dino.
In questo centro di accoglienza devo dire che si sta proprio bene, sono tutti molto gentili e premurosi nei confronti degli ospiti, ho trovato anche dei compagni molto simpatici e cordiali, ci siamo raccontati le nostre esperienze e scambiati consigli utili da mettere in pratica quando torneremo alla nostra vita di sempre, e naturalmente sono stati tutti contenti delle mie dritte perché di esperienza ne ho da vendere.
Per esempio, per un micio libero e girovago non c’è niente di meglio che trovare una base vicino ad un ristorante.
Insomma è importante stare vicino ai posti dove gli umani mangiano perché si trova sempre qualcuno di fidato che, dopo averlo comprato con un po’ di moine e strusciamenti, si ricorda di portarti qualche avanzo e male che vada ci sono sempre i cassonetti in cui rovistare.
Io mi sono ritrovato vicino ad un ospedale, anche lì ci sono gli ospiti che mangiano ma il mio cuoco non proponeva un granchè come avanzi, d’altra parte i pazienti non cenavano certo con branzini o arrosti o altri piatti prelibati e i resti di pastine e frutta cotta non sono certo il massimo per un micio affamato. Infatti il volontario dell’Enpa che mi ha soccorso e portato in questo centro di accoglienza invernale mi ha trovato parecchio deperito, la mia pellicciotta tigrata da puro europeo da strada mi stava un po’ larga e sotto sotto invece della ciccia iniziava ad intravedersi qualche ossicino.
Qui ho trovato una équipe di medici coi fiocchi, altro che quelli dell’ospedale, mi hanno visitato e mi hanno controllato da cima a fondo.
Tra i dottori che vedevo tutti i giorni fare avanti e indietro ho sempre cercato un dentista disponibile per darmi un’occhiata, sentivo che
c’era qualcosa che non andava e magari potevano darmi qualche cura.
Invece nessuno mi ha dato retta finchè non sono arrivato qui e mi hanno detto che i miei poveri dentini sono proprio malandati... Appena mi rimetto in sesto del tutto i dottori ci mettono le mani e chissà se riescono a tirar fuori un sorriso Durbans su questo mio bel muso, i veterinari qui sono veramente in gamba, non ti fanno pagare il ticket, non devi fare la coda per prendere l’appuntamento e poi sono gentili e ti mettono a tuo agio. I miei vicini qui ascoltano tutti i miei consigli ma dicono che in realtà a loro non serviranno perché non vogliono tornare alla vita di prima, perché ognuno ne ha passate di tutti i colori e non stanno aspettando che finisca l’inverno per uscire dal gattile, ma stanno aspettando che qualcuno li adotti per sempre in una casa accogliente con tanto di cuscini, giochi, coccole e pappa sempre a disposizione.
Io sto pensando che invece di dare tanti consigli agli altri è forse il caso di ascoltarne qualcuno anch’io e di chiedere a questi gentili volontari se possono tenere anche me qui in gattile finchè non trovo qualcosa di meglio che tornare fuori dall’ospedale di Ornago.
A dire la verità mi sto proprio abituando ad essere viziato, soprattutto mi piacciono da impazzire le carezze e le grattatine sulla testa, appena si avvicina qualcuno non resisto e gli vado incontro e comincio a strusciarmi, ho anche una strana reazione alla mia contentezza, comincio ad impastare con le zampe, su e giù su e giù, vado a ritmo e sembro un ballerino di tip tap, non riesco proprio a controllarmi e devo manifestare tutta la mia soddisfazione. Eh sì questo gattile di Monza ha convertito anche me: voglio diventare un micio casalingo, dopo tanti anni pericolosamente vissuti tra le mille peripezie della strada voglio passare i miei anni da senior in un posto tranquillo e sereno, con tutti i comfort.
Sono entrato anch’io a far parte degli sfigatti per la mia età, per i miei acciacchi e per la mia vita passata ma spero tanto di diventare un gatto fortunato e finalmente accudito amorevolmente da un amico speciale.


SERGINA E BLACKY

Ebbene sì, ecco qui due sfigatti in un colpo solo!
Io sono una romanticona e vorrei fare un regalo speciale al mio inseparabile Blacky.
Non ho pensato ad una scatola di sardine a forma di cuore o un super topolino con la carica, ma gli regalerò il racconto della nostra storia e chi lo sa... magari trovo un lettore dal cuore tenero che ci fa un regalo ancora più grande ad entrambi firmando un bel modulo di affido per noi. Mi sentirò un po¹ come Shakespeare mentre scriveva Romeo e Giulietta... Il talento non mi manca
ma sicuramente sarò più ottimista di lui e lascerò qualche
puntino di sospensione per far aggiungere un lieto fine.
Il mio nome è Sergina, e mi hanno chiamata così perché sono stata recuperata dal Signor Sergio dell¹ENPA di Monza che è venuto a prendermi all¹Ufficio Ambiente del Comune di Monza dove una mattina mi hanno trovata dentro a un sacchetto e io ero talmente terrorizzata e facevo la matta che nessun altro riusciva ad acchiapparmi. Blacky invece è stato trovato in un paese che si chiama Solaro, abbandonato con la sua sorellina e un signore molto importante dell¹ENPA di Monza, che si chiama Gilberto, li ha salvati e portati al gattile.
Il nostro destino era già scritto nelle stelle, il nostro incontro è stato casuale perché siamo arrivati da posti diversi e in momenti diversi ma avevamo già in comune tantissime cose. Entrambi siamo nati nel mese di aprile del 2006, entrambi siamo stati abbandonati e da subito abbiamo dovuto lottare per cavarcela da soli, entrambi per questo ci siamo chiusi come dei ricci e non ne volevamo sapere di essere simpatici con le persone. Per questo motivo, mentre tutti gli altri micetti delle cucciolate che sono arrivate al gattile di Monza nell¹anno 2006 sono stati affidati tutti , noi siamo rimasti nelle nostre cuccette, solitari e silenziosi. I volontari hanno provato tante volte a proporre la nostra adozione ma non era facile per le persone lasciarsi andare e guardare oltre il nostro guscio impenetrabile. Il tempo passava e per noi le speranze diminuivano, noi crescevamo e lo spazio del box diventava stretto così i volontari ci hanno spostati e ci hanno messo nell'Oasi, che è il posto più ambito di tutti i gatti perché c¹è tanto spazio, ci sono delle belle casette di legno e addirittura una pianta dove poter fare un po¹ di
stretching per i nostri muscoli.
Ed è stato proprio lì che ci siamo finalmente incontrati ed abbiamo subito capito che eravamo fatti l¹uno per l¹altra.
Nell'Oasi ci sono tanti bei mici ma io ho notato subito Blacky tra tutti, con i suoi occhi gialli e caldi come il sole e il suo mantello nero e lucido e misterioso come la notte. Anche lui non ha saputo resistere alla nuova arrivata e con il mio sguardo, dolce e un po¹ spaesato, l¹ho conquistato subito. Per noi il gattile è stato una vera e propria oasi felice e insieme facendoci forza a vicenda siamo riusciti a fidarci sempre di più delle persone e delle volontarie che venivano a farci giocare nelle sere del Catwellnes e siamo cambiati tantissimo. Io sono sempre stata un po¹ più socievole mentre Blacky un gran timidone, così ho avuto una possibilità di essere adottata, ma il destino ha voluto farci tornare insieme. Fortunatamente hanno capito tutti che non potevamo più stare l¹uno senza l¹altra e hanno cercato per noi un¹occasione straordinaria per farci finalmente trovare una casa insieme. Pensavamo che il nostro sogno si fosse avverato e ci siamo illusi per poco di poter rimanere per sempre nella nostra nuova oasi, ci siamo ambientati subito perché insieme riusciamo a superare al meglio tutte le difficoltà.
Invece abbiamo dovuto fare nuovamente le valigie e tornare indietro, ci tengo a precisare che non è stato per colpa nostra, noi siamo stati bravissimi ad adattarci ma forse la famiglia che ci ha accolto non era ancora pronta ad adattarsi alla nostra presenza mah chi lo sa... nemmeno i volontari sono riusciti a trovare una ragione per il nostro ritorno alla base. I volontari ci hanno accolto bene, e non ci dispiace stare al gattile perché in fondo è il posto dove ci siamo incontrati, però devo dire che siamo davvero tristi e stiamo soffrendo molto. Purtroppo non siamo potuti tornare subito nella nostra oasi e rivedere anche i nostri amici, ci hanno dovuto dare un posticino nel gattile nuovo e la cosa peggiore è che ci hanno divisi, il motivo principale è che non siamo stati tanto bene per lo scombussolamento di fare avanti e indietro e quindi era meglio curarci separati per farci guarire più velocemente.
Nonostante io sia molto giù di morale accolgo tutti con un miaaaaaaaao di saluto alla Katya Ricciarelli e mi avvicino alla porticina del box per farmi dare qualche coccola. E poi basta alzare un pochino lo sguardo e si incrocia quello di Blacky, lui non troverebbe da solo il coraggio farsi avanti come me per farsi notare, ma anche lui è molto attento e aspetta una coccola e una carezza di conforto. E pensare a come eravamo e alla diffidenza che avevamo nei confronti degli umani, ed ora non aspettiamo altro che tornare a vivere con loro.
Sarà dura stare lontani in questi giorni ma cerchiamo di resistere ed aspettiamo qualche innamorato come noi che ci capisca e che vorrà farci il regalo più bello di vivere insieme felici.


KETCHUP & MAIONESE

Le vacanze sono ormai finite per tutti e noi ce ne siamo accorti… eccome!
Non certo perché siamo tornati dal mare o dalla montagna, visto che per tutta questa lunga calda estate siamo rimasti nel nostro box n. 1 del gattile di Monza.
L’abbiamo capito perché in queste ultime settimane c’è stato un gran via vai di gente da queste parti, specialmente al sabato pomeriggio si sente continuamente il campanello suonare e dalla porticina rossa si vedono entrare tante persone con un bel sorriso chiedendo di adottare un micio o un cagnolino.
Le prime volte che sentivamo tutto questo movimento uscivamo di corsa dalle nostre cuccette e ci preparavamo per sfoderare i nostri sguardi migliori per cercare di fare colpo… tra tutte quelle persone qualcuno si sarebbe sicuramente innamorato di noi, siamo una bella coppia con dei nomi originali, perché non avrebbero dovuto notarci?
E invece le nostre porte non si sono mai aperte, con la coda dell’occhio vedevamo i gruppi di visitatori accompagnati dai volontari avvicinarsi… Talmente tanto che sentivamo quasi odore di libertà… E poi all’ultimo momento cambiavano strada per andare da un’altra parte, non sarebbero venuti da noi e tutte le nostre speranze si frantumavano in un attimo e le nostre illusioni si trasformavano in delusione.
Ora ci abbiamo fatto l’abitudine e anche al sabato pomeriggio ce ne stiamo tranquilli a sonnecchiare nei nostri angoli preferiti, le nostre speranze stanno diminuendo e ci stiamo un po’ rassegnando al fatto che questo posto sarà ancora per molto tempo la nostra casa, che solo i volontari sanno rendere accogliente con le premure che hanno per noi quando vengono a trovarci.
Fortunatamente fin da piccoli siamo stati due micetti molto socievoli e ci siamo adattati a tante situazioni quindi non abbiamo fatto fatica ad adeguarci a questa vita e a fare amicizia con i ragazzi che si prendono cura di noi.
Già i nostri nomi la dicono lunga sul nostro passato, provate a indovinare
come mai ci hanno chiamato così…??
Cosa vi fanno venire in mente il ketchup e la maionese? Forse un fast-food…?
Ora vi sveliamo la soluzione di questo indovinello.
La nostra mamma furbissima, per assicurarci un futuro con la pancia sempre piena, ha ben pensato di lasciarci in un posto molto prosperoso di cibo: ebbene sì, ha proprio scelto il famoso Mc Donald's di via Gorki a Cinisello Balsamo, più comunemente conosciuto dai frequentatori come Testi 2.
Appena arrivati in questo posto non sapevamo bene cosa fare e abbiamo iniziato ad esplorare la zona del parcheggio, perché era il mese di dicembre dell’anno scorso e faceva davvero un gran freddo, noi eravamo poco più che cucciolotti e per scaldarci abbiamo scoperto che sotto le macchine c’era un bel calduccio, così verso sera, quando iniziavano ad arrivare i clienti, passavamo da un’auto all’altra cercando quella più calda.
Abbiamo anche capito che le persone che uscivano da questo Mc Donald’s portavano con loro dei pacchetti dai quali usciva un certo profumino invitante e così abbiamo imparato a fare gli occhi dolci a tutti quelli che mangiavano ai tavoli esterni così condividevano amichevolmente con noi la loro cenetta.
Prendevamo sempre più coraggio perché erano tutti molto gentili con noi e ci piaceva tanto stare sdraiati sul tappeto d’ingresso perché quando si aprivano le porte arrivavano certe folate di caldo e profumino che ci facevano dimenticare il gelo e ci facevano credere di essere in qualche isoletta nei tropici.
Qualche volta ci siamo un po’ allargati e con molta nonchalance siamo anche entrati nel locale approfittando dell’apertura delle porte al passaggio dei clienti ma ci hanno sempre detto che non potevamo proprio varcare quella soglia.
Non sappiamo bene il motivo per cui tutte le persone potevano entrare, grandi o piccoli, puliti o sporchi, sani o malati, simpatici o antipatici, buoni o malvagi… e noi poveri micetti no…. Mah! Questi sono i misteri della vita!
Però questi signori sono sempre stati cortesi con noi e ci lasciavano l’usufrutto notturno della casetta dei giochi dei bambini che naturalmente non veniva utilizzata e noi ne approfittavamo più che volentieri perché stare fuori senza riparo sarebbe stato proprio insopportabile.
E poi abbiamo trovato anche i nostri angeli custodi: c’erano dei ragazzi giovani che lavoravano lì facendo dei turni e che hanno iniziato a preoccuparsi e occuparsi di noi e ogni giorno ci portavano da mangiare gli hamburger caldi e fatti a pezzettini, per gli umani erano quelli "scaduti" cioè fatti da più di 10 min, ma per noi era una vera prelibatezza, per noi certo era tutto di guadagnato… ma che spreconi questi umani!!!
C’era Paolo, ce lo ricordiamo bene perché lui era proprio affezionato a noi e ci diceva sempre che se non avesse avuto il suo micio Romeo a casa ci avrebbe adottati entrambi, e ci preparava la specialità della casa con tanta pazienza, proprio quella dei Santi, ci spellava i nuggetz di pollo dalla crosta di fritto e ci faceva gli sfilaccetti di pollo: mmmmh che bontà, ci sembra ancora di sentire quel saporino!
Ma anche i clienti erano generosi e ci davano da mangiare, insomma ci volevano tutti un gran bene ma c’era l’altro lato della medaglia, stavamo in mezzo ad un parcheggio e di fronte ad un vialone molto pericoloso e trafficato, le nostre zampette bianche erano diventate nere per lo smog e i nostri baffoni erano tutti arricciati, forse anche un po’ bruciacchiati visto che stavamo sempre più vicini alle auto calde e qualche volta ci siamo scottati, faceva davvero un gran freddo e un giorno cadevano dal cielo dei batuffoli bianchi che ci hanno ricoperto il parcheggio con un tappeto gelato sul quale si faceva proprio fatica a zampettare.
Allora una delle ragazze giovani che lavoravano lì, che si chiama Marika e che tutt’ora vediamo al gattile perché è una volontaria dell’ENPA, una sera alla fine del suo turno di lavoro ci ha portato al gattile di Monza.
Durante il viaggio eravamo un po’ preoccupati perché noi eravamo abituati a stare sotto le auto e non abbiamo mai viaggiato, ma quando siamo arrivati lì ci hanno sistemato in un box insieme e abbiamo capito subito che anche lì avremmo trovato la pappa assicurata e finalmente un po’ di caldino.
Siamo stati sterilizzati e siccome eravamo due gattoni belli e buoni siamo stati affidati insieme e per di più in una casa dove potevamo anche uscire a fare i nostri giretti: meglio di così non poteva andare!!
Non è certo colpa nostra se siamo due gatti simpatici e socievoli, ed essendo abituati a fare amicizia con tutti abbiamo provato anche a familiarizzare con la nostra vicina di casa, volevamo stringere dei buoni rapporti anche con lei.
Sembrava una cara signora ma forse siamo stati un po’ ingenui e ci siamo sbagliati sul suo conto, purtroppo non sono tutti come i clienti del McDonald, e lei non è stata molto cordiale con noi… anzi, si può dire proprio il contrario e abbiamo rischiato di ricevere una polpetta avvelenata invece dei tanto rimpianti scarti di hamburger che ci portava Paolo.
Così, diciamo per il nostro bene, nel mese di giugno 2009 il box 1 del gattile di Monza è tornato ad essere la nostra casa e siccome le sfortune non capitano mai da sole hanno anche scoperto che siamo entrambi positivi a quella malattia che si chiama Fiv (essere positivi non significa essere malati, tant’è che ora come ora scoppiamo di salute!).
Per noi non è cambiato nulla perché siamo sempre i soliti simpatici e affettuosi gattoni di prima, siamo sani come dei pesciolini, con tanta voglia di coccole, e chi davvero ama il mondo felino sa che la nostra malattia ci può fare vivere felici come tutti gli altri mici solo con qualche attenzione in più.
E così siamo ancora qui.
Ora le persone vengono in gattile per cercare dei micetti piccoli da adottare perché come sempre ne sono stati abbandonati tantissimi durante la primavera e l’estate, e noi certo siamo contenti che per loro ci sia un altro destino rispetto al nostro e speriamo di cuore che possano trovare presto una famiglia che li accolga e li tenga con loro per sempre, perché non è giusto che un micio cresca dietro le sbarre di un box, rischiando la vita a causa delle malattie, non potendo avere le coccole che merita e lo spazio per correre e giocare.
Speriamo che arrivi presto quel momento magico anche per noi, siamo due cucciolotti un po’ cresciuti, abbiamo solo un anno e mezzo e davanti a noi c’è tanto tempo per poter recuperare tutti i momenti di felicità che finora non abbiamo potuto gustare fino in fondo.

Qualcuno di voi vuole metterci un po’ di colore e sapore nella propria vita? Ketchup e Maionese?


PISCININ

Non lasciatevi ingannare dal mio nome, certo mi piacerebbe molto essere ancora “piccolino” ed essere chiamato così soprattutto per l’età, sicuramente se fossi un cucciolo ora non sarei ancora qui al Gattile di Monza ma magari accoccolato sul divano di una bella casetta brianzola.
In realtà ho già 12 anni, dicono che li porto molto bene ma tante persone che vengono qui  a cercare un nuovo amico non ne vogliono proprio sapere di adottare un micio adulto come me perché dicono “no è troppo vecchio!” e io mi chiedo sempre se sia una colpa o un difetto così grave avere vissuto per 12 anni… gli animali non sono mica come i vestiti o le scarpe che passano di moda o si scoloriscono o si consumano… e magari chi lo pensa è una signora di una “certa età”… vogliamo proprio vedere chi ha più rughe tra me e lei?
Tra l’altro da poco è arrivata la primavera e anche se sono chiuso qui in un reparto del Gattile (e sono già fortunato perché sono uno dei pochi a non essere in un box ma posso girare libero) mi sembra di essere rinato, sento di essere rinvigorito e sicuramente se avessi una famiglia e tante attenzioni in più solo per me potrei risbocciare proprio come un nuovo fiore.
Se dovessi lasciare il Gattile sono certo che le ragazze che si occupano del “mio” reparto sentirebbero sicuramente la mia mancanza, non perché io sia un super gatto da compagnia ma… avete mai sentito parlare del “micio-lavastoviglie”?
Ecco quel micio sono proprio io, Piscinin-lavastoviglie, sono davvero un mago nello scovare e ripulire accuratamente posate e scatolette appena usate e, oltre ad essere un piacere per me che sono sempre affamato, è sicuramente una fatica in meno per le ragazze che poi devono lavare tutto nel lavandino. Secondo voi dovrei farmi pagare per questo lavoro?
Questa penso sia una buona pubblicità per me: se salendo al piano superiore e aprendo la porta che trovate sulla sinistra vedete un gatto con il pelo color nocciola tabby e bianco abbarbicato sul lavandino, tutto affaccendato e indaffarato tra cucchiai e forchette oppure con il muso infilato in qualche scatoletta aperta, state pur certi di avermi riconosciuto.
Devo dirvi la verità…. qualche volta le ragazze non sono tanto riconoscenti con me e si arrabbiano un po’ perché io faccio il furbo e non vado solo alla ricerca di scatolette vuote per fare il prelavaggio ma sto molto attento quando aprono la pappa nuova e appena si girano e la lasciano incustodita per un attimo, io sono pronto a sfoderare tutte le mie qualità di vero felino, soprattutto usando la tattica del passo felpato, per sottrarre una certa quantità di cibo almeno finché loro non se ne accorgono.
Il mio problema però erano i vasetti dell’omogeneizzato, che qui utilizzano per far mangiare anche i poveri mici che non stanno tanto bene o hanno delle difficoltà nella masticazione, ecco io non ce la facevo a resistere, non volevo rubarglielo proprio tutto, ma solo assaggiare un po’ di quel cibo che sembrava davvero prelibato, ma questi vasetti sono piccolini e io non riuscivo ad infilare tutto il muso come faccio di solito con le scatolette.
Ma ora ho scoperto come fare… il muso non entrava ma la mia zampa sì… Anche voi umani qualche volta mangiate con le mani, no??
Eh sì qualche volta le volontarie perdono un po’ la pazienza con me perché dicono “che sono sempre in mezzo ai piedi”, ma non mi sgridano mai perché in fono in fondo sono contente di vedermi così intraprendente e potermi anche stare vicine e farmi qualche coccola, questo perché quando sono arrivato qui all’ENPA di Monza ero molto triste e difficilmente mi facevo vedere o accarezzare, non davo confidenza a nessuno e me ne stavo chiuso nel mio guscio e nel mio dolore.
E sfiderei chiunque a non darmi ragione dopo aver saputo quello che mi è successo. Io abitavo a Biassono in un bell’appartamento con una signora molto buona che mi aveva preso con sé quando ero appunto Piscinin e siamo rimasti sempre insieme, io sono cresciuto e anche lei avanzava con l’età, stavamo proprio bene e ci facevamo compagnia a vicenda.
Una sera siamo andati a dormire come sempre nel lettone, a me piaceva molto accoccolarmi vicino alla mia cara amica e lei adorava la mia compagnia e le mie fusa, però al mattino seguente a differenza degli altri giorni, mi sono accorto subito che qualcosa non andava… la mia nonnina continuava a dormire nonostante io provassi in tutti i modi a chiamarla per venire a fare colazione con me.
Sono stato per molto tempo con lei sul lettone, la guardavo e aspettavo e alla fine speravo che fosse solo un incubo e che qualcosa interrompesse quei momenti di silenzio e infinita solitudine che cominciava ad assalirmi, desideravo con tutto il mio cuore di sentire la sua voce che chiamava Piscinin e di sentire la sua mano che mi dava una carezza, ma così non è stato.
La mia veglia è finita quando sono arrivati i due volontari dell’ENPA di Monza che si chiamano Angela e Sergio e che vengono chiamati quando ci sono dei mici in difficoltà. Loro mi hanno trovato ancora lì, sul lettone, accanto alla mia compagna di vita dalla quale non avrei mai pensato e voluto separarmi.
Non potrò mai dimenticare quel giorno, il 12.10.2009, quando ho dovuto lasciare la mia casa dove ho vissuto per 11 anni, era appena cominciato l’autunno e nel mio cuore era già sceso il freddo e il gelo dell’inverno.
La nipote della mia nonna ha firmato delle carte per poter farmi portare via, io mi chiedo ancora se era proprio necessario farmi subire anche questo e se nessuno davvero in quella famiglia poteva prendersi cura di me, pensavo alla nonna e al grande dolore che provava  guardando dal cielo ciò che succedeva al suo povero Piscinin, ma forse è stato meglio così perché quelle persone non meritavano la mia compagnia e io ora, anche se è dovuto passare un bel po’ di tempo, mi sto riprendendo grazie agli amici dell’ENPA che hanno fatto di tutto per farmi sentire come a casa e anche agli altri ospiti sfortunati che hanno capito perfettamente ciò che mi è capitato e ci siamo confortati a vicenda.
Quando sono arrivato potete immaginare qual’era il mio stato d’animo e per un lungo periodo ho tenuto il broncio con tutti, ce l’avevo con il mondo intero, non sono mai stato scortese ma volevo solo stare per conto mio e soffrivo in silenzio.
Allora questi gran furboni che si occupano del gattile hanno pensato di spostarmi dal box dov’ero stato messo e mi hanno lasciato libero nel reparto a sinistra del piano superiore, insieme ad altre 2 belle micione che si chiamano Cristiana e Margherita… tra poco conoscerete meglio anche loro perché le sto convincendo a lasciarsi andare e raccontare la loro storia.
In questo modo ho preso sempre maggiore confidenza anche con le ragazze che vengono a lavorare qui, io penso di essere molto astuto nel trovare il modo di rubare un po’ di pappa ma forse forse sono loro che hanno trovato un modo efficace per fare amicizia con me.
So che il mio non sarà un affido molto facile, un po’ per la mia età perché non sono un giovinetto anche se davanti a me vedo ancora una lunga strada da percorrere e un bel futuro, e un po’ per il mio carattere comunque sempre un po’ schivo e riservato, ma sto facendo del mio meglio per lasciarmi andare ed essere più fiducioso nei confronti delle persone, anche se sono stato deluso da coloro che hanno girato la testa dall’altra parte nel momento più brutto della mia vita, ho anche capito che non sono tutti così egoisti ma ci sono persone buone, compassionevoli e generose nei confronti di chi è in difficoltà e di chi ha bisogno di aiuto.

Io spero che tra di voi ci sia qualcuno che vorrà darmi una possibilità, che mi farà dimenticare ciò che ho passato, che mi farà dimenticare ciò che vuol dire essere rifiutati soprattutto in un momento di dolore, che vorrà darmi affetto e avere un po’ di pazienza se all’inizio non sarò capace di ricambiare subito i vostri sentimenti ma piano piano ce la metterò tutta per ricominciare una nuova vita e riaprire il mio cuore.

       
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