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•Si è mai pensato a cosa si prova ad allattare con il biberon un piccolo riccio o a fare il bagno a un piccolo rondone?
• Si è mai incontrato lo sguardo supplichevole di un verdone invischiato da qualche bracconiere?• Si può imparare a crescere un merlotto senza essere scambiati per mamma o papà?
• Si è in grado di alimentare una piccola civetta senza credere che la malasorte colpisca?
• E scoprire incredibilmente che il ghiro dorme meno di noi?
Per entrare a far parte dell’Asilo Selvatici bisogna avere i seguenti requisiti:
• Possedere un amore smisurato per gli animali e uno spirito d'adattamento alle varie situazioni.
• Avere voglia di assumersi la responsabilità di accudire l’animale e l’umiltà di liberarlo quando è pronto per tornare in natura.
• Mettersi in discussione senza aver timore di confrontarsi con gli altri del gruppo, non avere paura di chiedere quando non si sa come intervenire, non demoralizzarsi di fronte a possibili fallimenti.
Contattare l’E.N.P.A. e lasciare il proprio recapito telefonico.
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IL GHIRO
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È un piccolo mammifero di circa venti centimetri che vive prevalentemente nelle foreste di conifere.
È ricoperto da una folta e morbida pelliccia grigia con una macchia bianca sul petto.
Durante il periodo invernale può stare in letargo anche per sei mesi, per cui nei mesi caldi passa gran parte del tempo a procurarsi il cibo, soprattutto insetti e bacche. Costruisce la propria tana nel terreno o in nidi abbandonati. Le femmine partoriscono fino a sei piccoli, che alla nascita sono ciechi.
Molto presente nel Parco di Monza, spesso utilizzava i nostri nidi artificiali per trascorrere il letargo. È fortemente predato dai rapaci notturni presenti infatti particolari anatomici
del ghiro si ritrovano nei boli di Allocco e Gufo.
Se si ritrova casualmente nel periodo invernale è necessario lasciarlo al suo posto e risistemare l’ambiente circostante come prima del ritrovamento.
Minime alterazioni del microclima portano alla morte questo simpatico roditore.
Se si rinvengono piccoli ignudi a terra o nel tentativo di risalita al nido, lasciateli dove sono, ci penserà la madre a recuperarli.
Contattare sempre l’E.N.P.A. per segnalare il ritrovamento di cuccioli e state attenti perché mordono!
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IL CONIGLIO SELVATICO |
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Di forma abbastanza arrotondata rispetto alla Lepre, ha un mantello grigio-bruno con una tonalità rosso-arancio sulla nuca. Il sottocoda è bianco.
Nel Parco di Monza è presente nelle fasce marginali dei boschi.
Vive in colonie organizzate in modo gerarchico.
Gli individui dominanti marcano regolarmente il proprio territorio grazie ad una secrezione provocata da una ghiandola presente sul mento.
Leggendaria è la prolificità dell’animale grazie alla
quale riesce a fare fronte ai molteplici pericoli quali i predatori naturali, l’uomo e anche i virus (mixomatosi).
All’approssimarsi del parto, che avviene da febbraio ad agosto, la femmina scava una galleria dove dà alla luce dai 3 ai 7 piccoli, nudi, sordi e ciechi.
Si nutre di vegetali e cortecce di alberi. Si raccomanda di non raccogliere i giovani coniglietti che paiono smarriti, in quanto la madre e i fratellini sono nelle vicinanze e il malcapitato curiosone li ritroverà ben presto senza il vostro amorevole aiuto.
Per gli animali feriti valgono le solite regole di autoresponsabilità, chiamando celermente L’E.N.P.A. o un veterinario e cercando di lasciare la povera bestia la più tranquilla possibile dentro ad uno scatolone al buio. Come sempre evitare di fornire acqua e cibo.
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LA DONNOLA |
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È il più piccolo carnivoro europeo.
La linea lunga e bassa è tipica nella famiglia dei Mustelidi.
Il pelo è rosso-bruno e bianco sotto.
Nel Parco di Monza è presente e diffusa in ambienti misti di vegetazione spontanea, nei margini boschivi e siepi.
È un animale territoriale e i maschi hanno un dominio vitale molto più grande delle femmine.
È molto prolifica nel caso vi siano abbondanza di prede o esplosioni demografiche di roditori che costituiscono la percentuale più alta dell’alimentazione (anche del 95%). Quindi a torto è stata considerata animale nocivo
e perseguita con ogni mezzo lecito e non.
In realtà gioca un ruolo fondamentale nell’equilibrio naturale tenendo sotto controllo le popolazioni di roditori.
È un animale schivo e prevalentemente notturno e di difficile individuazione. Al contrario lascia evidenti tracce per marcare il territorio tradendo la sua presenza.
Qualora si dovesse rinvenire un animale bisognoso di soccorso occorre manipolarlo con molta cautela proteggendo le mani con robusti guanti e riporlo in una cassetta di legno.
È fondamentale informare immediatamente l’E.N.P.A. per un primo soccorso o portarlo da un veterinario evitando di improvvisarsi medici se non a rischio di farsi del male o di nuocere all’animale.
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GLI ANIMALI DEL LAGHETTO |
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Il laghetto della Villa Reale è stato ripulito e risistemato.
Gli animali ospitati sono stati, in un primo momento, trasferiti in una vasca al di sotto dello stesso. Per evitare la dispersione delle tartarughe d’acqua nella roggia ed il successivo deleterio impatto ambientale, la vasca è stata recintata.
Per tutto il periodo di permanenza gli animali sono stati alimentati dai volontari dell’E.N.P.A. di Monza in apposite mangiatoie, magari esteticamente non eccezionali ma sicuramente adatte allo scopo. Abbiamo fornito miscugli di cereali e granoturco spezzato per le anatre, l’oca e il cigno, croccantini e specifici prodotti per pesci d’acqua dolce e gamberetti per i pesci e le tartarughe. Gli uccelli hanno superato egregiamente il periodo di permanenza forzata nella vasca ed ora li abbiamo riportati nel laghetto. Purtroppo due anatre sono state fatte bersaglio con sassi dai soliti ignoti e non ce l’hanno fatta.
Per le tartarughe è stato necessario per tutto il periodo di permanenza nel recinto un continuo controllo da parte dei Volontari per individuare gli esemplari ammalati e portarli al canile per ricevere le cure del caso. Ora gli animali possono tornare ad alimentarsi al crepuscolo e nella notte nei prati che circondano il laghetto.
Qualora vogliate offrire del cibo alle anatre, all’oca o al cigno ricordatevi che prediligono la verdura a foglia verde tipo insalata, le semenze per uccelli granivori e adorano il granoturco spezzato. Potete offrire anche delle carote affettate con il pelapatate in sottili strisce o la polenta avanzata se non eccessivamente salata!
Anche il pane secco, ma con moderazione, può entrare a far parte della dieta come le briciole delle tortine e merendine dei vostri bambini o pezzettini di panettone con relativi canditi. Assolutamente niente patatine, ma se volete potete lanciare nell’acqua dei pop-corn non salati per la gioia delle Anatre Mandarine.
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IL SAETTONE |
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Chiamato con un nome scientifico adatto ad indicare
la sua ragguardevole lunghezza, 225 cm in esemplari austriaci,
ma ben poco caratterizzante per quanto riguarda altri particolari utili al suo riconoscimento, questo serpente nell'onomastica italiana è indicato anche con i nomi di Saettone e di Colubro d'Esculapio.
Con il primo dei due appellativi, derivato da saetta, si mette in evidenza la notevole rapidità con cui si muove, mentre il secondo ci deriva dalla tradizione latina che lo associa ad Esculapio,
il Dio della salute che lo aveva raffigurato sulla verga magica
ancor oggi emblema della medicina.
La livrea non può certo essere definita appariscente, la colorazione più tipica è, infatti, giallo-bruna con riflessi olivastri, grigiastri o rossicci; più o meno sull'orlo delle squame sono poi presenti
delle macchioline giallognole o biancastre; la parte ventrale, giallastra, può avere una punteggiatura.
Dalle abitudini crepuscolari e diurne, è il più agile serpente italiano essendo oltre che ottimo corridore anche un agile arrampicatore, dote questa che sfrutta per predare gli uccelli e le loro uova;
la sua dieta comprende inoltre una gran varietà di specie
di mammiferi che caccia con la tecnica dell'agguato e
che uccide per costrizione.
Comincia la latenza in autunno per risvegliarsi in primavera, trascorrendo questo periodo all'interno delle cavità dei tronchi, tra le rocce o entro le tane abbandonate dei roditori.
Si accoppia verso la fine di maggio e in estate la femmina depone da 5 a 20 uova che si schiuderanno verso settembre.
Nel Parco di Monza è presente anche se di difficile localizzazione. Recentemente un bell’esemplare di un metro e mezzo ci è stato recapitato e lo abbiamo immediatamente rilasciato ancora all’interno della nostra meravigliosa area protetta da dove proveniva.
Nel nostro Parco non esistono serpenti velenosi, quindi evitateli pure quando li incontrate ma non prendeteli a legnate…
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L'ALLOCCO |
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Questo predatore notturno è il più diffuso tra i rapaci del Parco di Monza. È più facile sentirlo che vederlo e si raccomanda di evitare il richiamo artificiale soprattutto nel periodo della formazione delle coppie e quando ci sono giovani pulcini appena fuori dal nido, da settembre ad aprile, per evitare spiacevoli incontri ravvicinati con i maschi territoriali.
Cattura in prevalenza piccoli mammiferi e uccellini ma anche pesci, anfibi, rettili, vermi e coleotteri. Non costruisce un nido ma utilizza cavità naturali negli alberi o artificiali nei caseggiati.
A volte nidifica nei nidi abbandonati delle cornacchie. Le uova si schiudono con intervalli di tre o quattro giorni e pertanto, se le condizioni sono favorevoli, in una stessa nidiata si possono trovare pulcini di diverse grandezze.
Dopo tre mesi circa i giovani sono scacciati dal territorio. In caso di ritrovamento si deve avvisare immediatamente l’E.N.P.A. che provvederà alle cure specifiche, se necessarie, oppure a reinserire l’animale nell’ambiente naturale.
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LA CINCIALLEGRA |
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Uno tra i più simpatici e attivi uccellini che popolano il Parco di Monza. Inconfondibile per la livrea colorata di verde e giallo e per la mascherina nera che colora anche la parte ventrale.
Grande opportunista, utilizza i nidi artificiali e frequenta la mangiatoia alla ricerca di semenze e leccornie dolci.
Ha una dieta variabile composta da semenze, faggiuole, nocciole, insetti, larve e lumachine.
Compie spettacolari acrobazie e si appende con le zampette in ogni modo alla fonte del cibo utilizzando anche la coda come sostegno. Costruisce il nido in cavità naturali, buchi dei muri, fenditure e lo riveste di muschio e di pelurie.
Prolifica, dai 5 ai 12 nidiacei, con anche due covate annue:
è uno degli stratagemmi utilizzati dai piccoli uccelli per sopperire alla grande predazione dei rapaci e alla moria invernale se il tempo è particolarmente inclemente.
Una giovane cinciallegra ritrovata sotto un nido artificiale o un buco naturale o una fessura non è sperduta, ma ha tentato un primo volo troppo precocemente.
Se non si individua il nido e non si riesce a rimetterla dentro non è certo che sia comunque in pericolo, in quanto i genitori non la abbandonano e continuano ad alimentarla.
Se la si raccoglie e si decide di portarla a casa, contattateci ricordando di indicare esattamente il luogo del ritrovamento.
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IL PICCHIO ROSSO |
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È il più numeroso rappresentante della famiglia dei Picidi all’interno del Parco di Monza. È facilmente identificabile. Il colore nero e bianco e la macchia rossa sulla nuca, uniti al becco lungo e appuntito lo rendono confondibile solo con il più piccolo Picchio Rosso Minore.
Quante volte avrete udito il classico tambureggiare sui tronchi, che in questo periodo non è difficile udire anche per un visitatore distratto! E quante volte avete visto strani buchi nei tronchi delle piante marcescenti non comprendendone la causa? Sono loro la causa, i picchi.
Tambureggiano per delimitare il territorio e informare gli intrusi che da lì non si passa, perforano i tronchi alla ricerca di larve e insetti.
Nidificano in cavità che scavano negli alberi maturi e che possono riutilizzare anche per molti anni.
Salgono e ridiscendono le piante a velocità incredibile, aiutandosi con la coda formata da penne possenti e dure e dai robusti artigli simili a quelli dei rapaci.
La lingua lunghissima ricerca e raccoglie l’alimento in ogni cavità. Nel Parco di Monza è abbastanza numeroso e una coppia è facilmente udibile proprio nei pressi del laghetto della Villa Reale.
Un picchio a terra è sicuramente in pericolo e non esitate a informarci per recuperarlo.
Attenzione però agli artigli e al possente becco se doveste soccorrerlo per primi, lasciano segni che si ricordano…
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IL PETTIROSSO |
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Non esiste angolo del Parco di Monza dove, almeno una volta, un pettirosso non abbia lanciato il suo meraviglioso canto.
Facile intuire il perché del nome e facile da vedere e identificare anche se di norma il suo ambiente d’elezione è il sottobosco dove, tra il fogliame fitto e l’edera, si cela a cantare e ricercare il cibo. Uccelletto simpatico e abbastanza avvicinabile, volentieri saltella alla ricerca di cibo nei pressi dell’uomo mentre compie il lavoro nell’orto o nel giardino, alla ricerca di piccoli invertebrati come coleotteri, lumachine, vermi e ragni.
In autunno fino alla primavera successiva la dieta cambia e viene integrata con bacche e frutti. Frequentatissime sono le mangiatoie artificiali. Territoriale, scaccia i consimili con potenti canti intimidatori.
Già a dicembre possono formarsi le coppie che, dopo aver costruito un candido nido di foglie, muschio e crini, in una cavità naturale o in un nido artificiale, depongono le uova, covate da entrambi i genitori ma che, all’approssimarsi dello svezzamento dei nidiacei, vengono lasciate alle sole cure del maschio mentre la femmina si occupa di deporre nuovamente.
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IL GERMANO REALE |
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Il Germano è forse uno degli uccelli più noti ed è il progenitore di tutte le anatre domestiche.
Si posa ovunque esista anche solo uno stagno e in prossimità di laghi e fiumi. Non di rado nidifica nei giardini privati con sufficiente vegetazione.
Nel laghetto vi sono molte coppie di questi simpatici anatidi che di volta in volta lo frequentano alla ricerca del pane che viene offerto alle anatre domestiche o al cigno.
Si nutre di erba, ghiande, molluschi, larve, rane o pesci nelle acque basse.
Costruisce un nido nel folto della vegetazione, la femmina alleva i piccoli da sola e gli anatroccoli lasciano il nido dopo un solo
giorno seguendo la madre nella ricerca del cibo.
Non si devono raccogliere giovani anatroccoli credendoli sperduti, in quanto nei dintorni vi sono certamente i fratellini e la madre.
Se si decidesse di effettuare un intervento è necessario riuscire a prendere anche la mamma, oltre a tutti i pulcini, per trasportarli tutti insieme in un luogo più sicuro. Al contrario, è difficile che i giovani selvatici si salvino.
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LA LIBELLULA |
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Le libellule rappresentano un importante elemento nell’ecosistema degli ambienti acquatici. Come predatori, in tutti gli stadi attivi, giocano un ruolo fondamentale nella regolazione della fauna di questi biotopi; come prede contribuiscono al mantenimento e allo sviluppo di molte specie animali.
Per questo è importante preservare le aree umide presenti all’interno del Parco e della Villa Reale di Monza dato che, per quanto piccole e insignificanti possano sembrare, rappresentano un volano straordinario per il mantenimento degli equilibri, oggi sempre più precari, della fauna selvatica.
Durante le operazioni di svuotamento del laghetto innumerevoli larve di questo meraviglioso “bolide” dell’aria sono andate perdute assieme a tutta la microfauna acquatica.
Potrebbe sembrare poco importante ma, se ci si pone dalla parte di un predatore affamato o in cerca di cibo per i piccol, le cose prendono un’altra piega.
Per raggiungere lo stadio adulto le libellule subiscono un certo numero di mute, da larva almeno 9-16, fino all’ultima che avviene fuori dall’acqua e porta all’immagine definitiva come la conosciamo. Predatore formidabile sia in acqua sia in volo è munita di armi naturali molto potenti ed efficaci e di una vista eccezionale.
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IL ROSPO SMERALDINO |
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Uno tra i più vociferi anfibi che popolano il Parco di Monza.
La notte è un coro di decine di individui che emettono un trillo alto, intenso e armonioso che ricorda il verso dei grilli. È presente in poche aree frammentate ma in numero elevato.
Ci è capitato di recuperare centinaia di filamenti colmi di uova dalla fontana della Villa Reale per evitare che seccassero al sole e di rilasciarli, con il loro carico prezioso di piccoli girini in formazione, in pozze d’acqua per permettergli di completare la metamorfosi. È ben identificabile grazie alle forti macchie verdastre
chiaramente definite e spesso bordate di scuro.
Caccia insetti durante la notte e spesso si rinviene all’interno dei centri abitati dove, grazie alla luce dei lampioni, si spinge alla ricerca del cibo.
Le femmine sono grandi quasi il doppio dei maschi e durante il periodo dell’accoppiamento non è inusuale vederne duo o tre aggrappati al dorso delle povere rospette in attesa di fecondare le uova che rilasceranno.
Nel caso di ritrovamento di uova (che i rospi depongono in filamenti lunghi, le rane in ammassi gelatinosi) in un’area soggetta a pericolo di asciugatura o dove l’uomo sta apportando modifiche, si raccolgano le uova delicatamente e si trasportino in un luogo vicino e con sufficiente acqua.
Gli individui adulti devono essere manipolati con cura e con le mani umide per evitare pericolose e spesso mortali ferite alla pelle delicatissima di questi animali.
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IL CIGNO REALE |
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Inconfondibile, il grande uccello bianco che spadroneggia nel laghetto è certamente anche il più bello e regale abitante della Villa Reale.
Il maschio si distingue dalla femmina più facilmente nel periodo riproduttivo per l’accentuazione della protuberanza nera posta sul becco e per il carattere, solitamente, territorialmente aggressivo. Si ciba di vegetali che vengono raccolti immergendo il lungo collo nell’acqua oppure dell’erbetta fresca che pastura la sera, quando la coppia, assieme alle anatre e alle oche, lascia il laghetto e si avventura nei prati circostanti.
Non disdegna assolutamente il cibo offerto dai tanti visitatori che frequentano l’area, in particolare il pane (poco indicato però) e le verdure a foglia fresca o i semi di cereali o di grano spezzato che persone sensibili e affezionate a questi animali portano quotidianamente.
I cigni del laghetto purtroppo però non si riproducono, manca un’area idonea e protetta e quindi le deposizioni sporadiche
della femmina vengono individuate dai ratti e razziate.
I cigni del laghetto, quella presente è una coppia recente, hanno subìto negli anni diverse traversie; sono stati presi a sassate, rimasti impigliati in ami da pesca, rincorsi sui prati per divertimento e hanno subìto traslochi forzati mentre si effettuavano lavori manutentivi del laghetto.
Il senso civico e la responsabilità individuale impongono che, qualora si fosse testimoni di atteggiamenti deprecabili nei loro confronti, come di tutti gli animali del parco, si avvisino le forze dell’ordine o le Guardie Ecologiche Volontarie che hanno la sede lì accanto.
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LA CORNACCHIA |
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Il corvide più numeroso del Parco di Monza. Dotati di una spiccata “intelligenza” che gli permette di adeguarsi a qualsiasi cambiamento e modificazione ambientale causate dall’uomo. Noi creiamo aree di discarica e loro vi ricercano il cibo, noi rendiamo la vita impossibile ai rapaci e loro si insediano nei nuovi territori, abbattiamo le piante di alto fusto e loro nidificano sulle antenne dei ripetitori etc. etc. Studi scientifici hanno dimostrato che in ambienti non degradati è la natura stessa che regola le popolazioni di cornacchie.
Pertanto la loro presenza, a volte abnorme, è sintomo di un ambiente degradato certamente non a loro imputabile: esse semplicemente si adeguano e traggono il massimo profitto
possibile.
La cornacchia costruisce un nido compatto in posizione elevata su una biforcazione dei rami e mentre la femmina cova il maschio monta la guardia. Nei nidi abbandonati di cornacchia spesso nidificano i gufi.
Purtroppo l’usanza incivile di sparare nel periodo riproduttivo nei nidi di cornacchia, miete molto spesso vittime proprio tra questi predatori notturni rari e protetti. I giovani sono implumi, senza penne, alla nascita e solo dopo 40 giorni sono in grado di volare. Voracissimi, utilizzano il suono caratteristico gracchiante per ricercare il cibo ai poveri genitori che incessantemente lo ricercano ovunque.
Nel caso troviate giovani esemplari implumi cercate di rimetterli nel nido e se non fosse possibile contattateci e vi daremo le informazioni necessarie per accudire questi animali intelligenti
e socievoli, purtroppo ingiustamente poco tollerati.
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IL RICCIO |
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Ogni anno non mancano numerosi ricci nella lista delle specie soccorse. Adulti, piccolissimi, giovani non ancora del tutto svezzati, feriti da cani, ritrovati lungo le strade mentre cercano di passare i New Jersey micidiali, affamati, in letargo etc.
Non si dovrebbe raccogliere un riccetto senza essere certi che i fratellini o la mamma non siano nei paraggi. Spesso le madri si allontanano in cerca di cibo e i piccoli cominciano a esplorare il territorio in attesa del ritorno.
Questo avviene soprattutto nei mesi di Giugno e Luglio.
Se al contrario vi è un reale pericolo immediato, raccoglieteli ma comunicateci esattamente il luogo del ritrovamento per poterli nuovamente liberare una volta svezzati e riabituati
all’alimentazione naturale.
Se volete invece accudire voi stessi il riccio trovato per prima cosa chiamateci: vi forniremo tutte le informazioni che occorrono per una corretta gestione dell’animale, l’alimentazione e la pulizia dai parassiti. Ricordate sempre che sono animali protetti e utilissimi in natura per il ruolo di regolatori delle popolazioni di insetti, lumache, anfibi e rettili.
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BRACCONAGGIO |
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La foto ritrae esemplari di Cardellino e Fringuello catturati con la barbara pratica dell’invischiamento tramite colla topicida, comunemente conosciuta come vischio.
La tecnica è semplice: si cospargono dei rametti sottili di vischio, si posizionano intorno ad una pozza d’acqua, e dopo un giorno, o anche meno se è molto caldo, si ritorna a raccogliere gli uccellini ormai morti per affogamento o di stenti nel tentativo di liberarsi. Oltre a uccellini abbiamo rinvenuto anche ricci, topolini, bisce, insetti di tutti i tipi, rane e rospi, lucertole etc.. e ne ha pagate le conseguenze anche una giovane civetta che ha pensato bene di alimentarsi di una facile preda invischiata.
Questa pratica è vietata, come l’utilizzo di reti, archetti, trappoline a scatto etc... Attorno agli specchi d’acqua abbiamo rinvenuto lenze con ami e mais per i pesci del laghetto della Villa Reale.
A causa di questa incivile pratica, in passato, una femmina di cigno e due anatre sono state soccorse per slamarle il becco.
Può sembrare strano ma, come in tutte le aree protette, la pratica del bracconaggio esiste purtroppo anche al Parco di Monza.
I volontari E.N.P.A. non possono essere ovunque e oramai siamo conosciuti da questi loschi individui, che si sono fatti furbi.
Qualora doveste imbattervi in una situazione tra quelle descritte non esitate e rivolgetevi alle Forze dell’Ordine che saranno certamente in grado di intervenire come sempre hanno fatto in questi anni anche al nostro fianco.
È un piccolo gesto, ma importante, per salvare gli animali selvatici e per far crescere una fondamentale coscienza civile, rispettosa delle leggi e della natura.
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